Juan Antonio Sorroche

Giovedi 21 Dicembre Juan veniva arrestato a Gironada effettivi della guardia civil sulla base di un
mandato di cattura internazionale partitto dall'italia, in quanto indagato per l'art. 270 bis del codice
penale( associazione sovversiva con finalità di terrorismo).
Nel giugno 2006 veniva arrestado in Italia per resistenza a publico ufficiale, passa quasi 4 mesi in
carcere dopodichè il G.I.P. decide di applicargli l'obbligo di dimora in provincia di Mantova. Dopo
un mese e mezzo decide di darsi alla macchia consapevole che nei suoi riguardi pendeva il
procedimento 270bis sopracitato che lo accusava di aver suppostamente dato alle fiamme due
furgoni dell'impresa Trenitalia, colpevole delle deportazioni nei lager dello stato italiano ai danni
degli immigrati.

 

Tutto questo per la sete di successo di Paolo Storari, rampante P.M. trentino particolarmente
vincolato ai mezzi di comunicazione convenzionali.
Ancora una volta gli apparati repressivi degli stati si coordinano accanendosi contro il movimento
anarchico per giustificare il livello di controllo assoluto garantendo la cosiddetta pace sociale.
Juan è uno dei tanti che, con la sua fame di libertà, ha scelto la via dello scontro diretto per
distruggere la mistifiacazione di quella pace sociale che si basa fondamentalmente
sull'autoritarismo, sfruttamento e dominio.
In questo senso vorremmo ribadire la complicità che lega le lotte tra chi sta dentro e chi sta fuori,
per certi versi rilanciando quello che per noi è la solidarietà attiva continuando il percorso
destabilizzante nei confronti di qualsiasi forma di autorità.
[tratto dal comunicato: Fino a che nessun muro ci separi]

A fine febbraio il nostro amico e compagno Juan è stato estradato in Italia dalla Spagna. Già al suo
arrivo nell’aeroporto della Malpensa ha trovato ad aspettarlo alcuni funzionari della Digos e del Ros
dei carabinieri di Trento. Dopo qualche mezza frase, così tipica del mondo mafioso, gli hanno
proposto di collaborare con loro in cambio della scarcerazione o di qualche beneficio. Juan li ha
mandati a fare in culo senza nemmeno aspettare che terminassero la loro infame proposta.
Evidentemente i funzionari dello Stato pensano che tutti siano disposti a vendere la propria dignità
e i propri compagni per uscire dal carcere. Ma stavolta sono cascati male.
Queste losche manovre – ripetutesi più volte negli ultimi anni – rivelano le grandi difficoltà in cui si
dibattono i difensori del potere. Non sono bastati arresti, fogli di via e, da ultimo, la sorveglianza
speciale applicata ad un nostro compagno, per liquidare le lotte a Rovereto e dintorni. Non sono
bastate le microspie collocate in ogni dove. Non è bastato arrestare Juan con l’accusa di
associazione sovversiva con finalità di terrorismo”. Non è bastato arrestare una compagna
spagnola (Nuri) con l’accusa di “banda armata” per aver espresso solidarietà a Juan. Le mire del
PM trentino Paolo Storari sono ben più ampie. Vorrebbe, questo Pubblico Mercenario della
repressione, fare piazza pulita del dissenso non addomesticabile, soprattutto ora che alcune lotte (ad
esempio contro l’inceneritore di Trento e contro il TAV del Brennero) stanno facendo incontrare
persone molte diverse fra loro, non più disposte a lasciarsi avvelenare per i profitti di pochi e non
più rassegnate a delegare la difesa della propria vita e del proprio territorio a istituzioni e partiti.
L’ambizioso PM sa che non ha uno straccio di prova per le sue fantasiose associazioni, quindi è alla
disperata ricerca di collaboratori.
Per questo tenta in ogni modo di spezzare i legami affettivi, di isolare e di ricattare chi si trova nelle
sue grinfie. Così, dopo aver passato tre giorni costantemente ammanettato, Juan è stato portato nel
carcere di Opera e di qui trasferito nella sezione ad Elevato Indice di Vigilanza (E.I.V) del carcere
di Teramo, in isolamento sia in cella che durante l’aria, sottoposto a continue provocazioni.
Ma certi legami non si possono spiegare né spezzare. Chi si batte per cambiare questo mondo di
cemento industriale e affettivo trova le proprie complicità in uno strano universo, fatto di lotte
presenti e di storie che vengono da lontano, di amici fraterni con cui sognare e di sconosciuti per cui
continuare ad insorgere, di urla di amore e di rabbia che oltrepassano le mura e le sbarre, di
barricate a cui unirsi durante la rivolta che verrà.
Tutto ciò si chiama solidarietà, una parola sconosciuta per chi compra e vende negli uffici di un
aeroporto e nei sottoscala di un tribunale.
[tratto dal comunicato Sogni che non si possono rinchiudere legami che non si possono spezzare ]

Per scrivere a Juan

Juan Antonio Sorroche Fernandez
Casa Circondariale
Ctr. Castrogno
64100 Teramo
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